Le Mele di Adamo è un film del 2005 diretto da Anders Thomas Jensen. La storia ha come protagonisti Adam, giovane neonazista, e Ivan, pastore protestante di una chiesetta di campagna. Vi sono anche due personaggi secondari: Gunnar, un ex tennista alcolista cleptomane e Khalid, un arabo fondamentalista rapinatore di stazioni di servizio. La vicenda comincia con Adam che, dopo aver scontato la pena in carcere, prima di tornare definitivamente in libertà deve trascorrere un periodo di riabilitazione presso la parrocchia di Ivan. All’inizio il rapporto tra i due sembra molto complesso a causa della chiusura e dell’enorme rabbia di Adam, ma con il passare del tempo i due, dopo parecchi scontri, riusciranno a creare un profondo legame.
Peculiare è il personaggio di Adam, un giovane uomo di fede nazista colmo di odio e di rabbia. Già l’espressione, che manterrà per gran parte della pellicola, è ostile e provocatoria ed è proprio la provocazione che Adam usa per relazionarsi con il pastore Ivan, tutto il film infatti è giocato su questo meccanismo di provocazione-neutralizzazione della tensione-smarrimento. Vi è un clima assurdo, paradossale, ridicolo, dove la potenziale tensione o minaccia viene immediatamente ribaltata e disarmata da Ivan, un botta e risposta che non porta ad uno scontro, bensì sembra avere un carattere terapeutico. Un’altra espressione tipica del personaggio sarà quella dello sbigottimento poichè Adam in un modo o nell’altro risulterà sempre perdente da questi “duelli” verbali. Nel tempo l’espressione e l’animo di Adam cambiano, quella rabbia e quell’odio si diradano per fare spazio all’amore, all’aiuto e alla cura dell’altro. Nelle ultime scene Adam sceglie non solo di rimanere ma, cosa più significativa, di aderire a questa realtà aiutando Ivan nella sua attività di riabilitazione.
L’altra figura cardine della vicenda è quella di Ivan, un sacerdote dall’animo calmo e imperturbabile. Uomo dal passato tragico e pieno di sfortune e disgrazie: la madre morì dopo il suo parto, il padre ne abusò sin da piccolo assieme alla sorella poi morta in un tragico incidente automobilistico, la moglie, dalla quale ha avuto un figlio spastico e paraplegico, si è suicidata poco dopo il parto, Ivan inoltre ha un enorme tumore inoperabile al cervello che lo porterà presto alla morte. Esagerazione voluta ma finalizzata a costituire quella che è la caratteristica principale del personaggio, ossia la sua sistematica e quasi perfetta negazione, rimozione e deformazione della realtà. A causa di tutte le sofferenze che ha patito, la mente di Ivan per sopravvivere ha dovuto per forza ricorrere a meccanismi di difesa come ad esempio quello della negazione e della razionalizzazione. C’è una fuga o un allontanamento sistematico da parte di Ivan dalla sofferenza e dall’angoscia, ad esempio nella scena della donna e della sua paura di avere un figlio disabile, dove Ivan sposta l’attenzione su un banale screzio con Adam riguardante latte e biscotti; vive in una realtà parallela dove quasi tutto il male e la sofferenza vengono bonificati e giustificati, non rendendosi conto a volte di ciò che realmente gli capita attorno. Il massimo grado di disaccordo o contrarietà che Ivan è in grado di manifestare è il dire “Sei abbastanza/molto impertinente”. Solo un grande impatto con la nuda e cruda realtà dei fatti riesce a scuotere la mente di Ivan ed è ciò che Adam tenterà di fare più volte, infine riuscendoci. Ivan inoltre reindirizza e sublima la sua energia nella fede: ha bisogno di trovare un colpevole, attribuisce al diavolo le sue disgrazie e le reinterpreta come messe alla prova, ostacoli per saggiare la sua fede in Dio. Di conseguenza l’insieme di tutti questi meccanismi porta all’atto pratico a un perdono incondizionato di persone e situazioni, dove lo sminuire il male dell’altro non è che un tentativo di non avvicinarsi alla propria sofferenza.