Miracle in Cell n.7

Miracle in Cell N. 7 (7. Koğuştaki Mucize) è un film drammatico turco del 2019 diretto da Mehmet Ada Öztekin. Suggerisco la visione di questa pellicola a chi vuole approfondire il tema del senso di colpa e vedere le sfaccettature che ha su di noi e sugli altri.

Nel 2004, Ova, una futura sposa, si emoziona quando arriva la notizia che la pena capitale in Turchia è stata abolita. La vicenda è basata su un flashback ambientato in un villaggio nel 1983. Un uomo Mehmet “Memo” Koyuncu, vive con la sua giovane figlia, Ova, e sua nonna Fatma su una collina. La madre di Ova viene a mancare anni prima.

Il film va a descrivere fin dalle prime battute una società in cui chi è diverso viene visto in modo negativo, carattere insito persino nei bambini. Un vero e proprio stigma sociale, dovuto principalmente alla non conoscenza ma a pregiudizi che non permettono di vedere realmente l’individuo. Questo verrà vissuto anche a livello interpersonale, si veda il caso dell’ingresso di Mehmet in prigione. L’esser venuti a conoscenza da terze persone del presunto crimine commesso impedisce a tutti di avvicinarsi e conoscere la realtà dei fatti e la persona per quello che è.

Figura centrale oltre a quella di Mehmet è quella di Ova: una figlia che si ritrova a dover ricoprire dei ruoli che non le competono, in primis quello di adulto. Questo le fa sorgere domande sul proprio padre e sugli altri; è costretta, anche se a volte in modo edulcorato, a venire a contatto con la violenza e la crudeltà del mondo che la circonda. La mancanza dei genitori la obbliga a contribuire in modo attivo alla risoluzione della vicenda.

Tema cardine del film è quello della colpa e del successivo senso di colpa che ne deriva. L’amore che traspare tra Ova e suo padre innesca un processo di cambiamento nelle altre persone. La vera condanna per alcuni compagni di cella è interiore più che esteriore, il senso di colpa per le azioni commesse in passato arriva schiacciante, non è concesso il perdono nemmeno da se stessi. Lo sguardo è totalmente rivolto al passato e non su cosa è possibile fare nel presente, anche per mettere mano concretamente all’errore e rimediare. Si vuole esortare ad un cambio di prospettiva dal limite alla possibilità. Concentrarsi unicamente sulla colpa e sul male che si è fatto agli altri e a se stessi non permette di uscire da questa spirale, che anzi con il tempo consuma sempre di più.

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